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Volume 6, Issue 1
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VETeris – Un approccio One Health per la salute degli anziani

Andrea Ungar;Chiara Mussi;Ilaria Ambrosino;Liliana Colombo;Luca Mechelli;Ludovica Ceolin;Maria Chiara Catalani
DOI: https://doi.org/
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Abstract

La salute umana è strettamente connessa a quella degli altri animali e dell’ambiente: da qui nasce il concetto di “One Health”. La relazione uomo-animale, che sta guadagnando sempre più attenzione negli ultimi anni, ha un impatto positivo sul benessere dell’individuo, considerando sia la convivenza con animali domestici (“Proprietà degli animali domestici”) che gli interventi assistiti dagli animali (A.A.I.). Gli A.A.I., costituiti da programmi di intervento sanitario che coinvolgono gli animali, richiedono una pianificazione specifica e il coinvolgimento di diversi professionisti formati a seconda dell’obiettivo dell’intervento e delle caratteristiche dei partecipanti e possono essere mirati a diversi utenti, comprese le persone anziane. L’Associazione VETeris, nata dall’unione di Veterinari e Medici specialisti in Geriatria, si propone di promuovere la qualità della vita e l’invecchiamento in buona salute degli anziani attraverso il rapporto con gli animali, attuando interventi, studi e iniziative estendibili non solo alle diverse regioni italiane ma anche a tutto il mondo.

One Health: il legame indissolubile uomo-animale-ambiente

Il concetto di One Health è stato sviluppato dopo l’osservazione che la salute umana è strettamente connessa a quelle degli altri animali e all’ambiente in cui vivono. One Health [1] è un approccio per indagare sulle malattie che riconosce che gli esseri umani, gli animali, le piante e l’ambiente sono strettamente interconnessi. A metà del XX secolo, il dott. Calvin Schwabe, un chirurgo veterinario degli Stati Uniti, ha confrontato gli approcci alla salute umana, alla salute e al benessere degli animali suggerendo il concetto di “One Medicine” [2]. Ha sottolineato la prospettiva integrata e interdisciplinare con cui i membri della sua professione potrebbero contribuire alla medicina generale. Ha anche sostenuto il coinvolgimento delle scienze sociali e il miglioramento delle capacità di comunicazione per migliorare la collaborazione con la comunità negli sforzi per controllare le malattie infettive [2]. In effetti, la necessità di collaborazione tra i settori della salute umana, animale e ambientale è una questione importante al giorno d’oggi. Ciò è dimostrato dall’aumento delle malattie infettive umane emergenti di origine zoonotica e dalla resistenza dei microrganismi ai farmaci antimicrobici [3]. I principali campi in cui è stato applicato questo concetto di collaborazione sono la zoonosi e la zooprofilassi, i vaccini e la resistenza agli antibiotici. Oggi un nuovo ambito fa parte dell’approccio a One Health che è quello degli AAI – Animal Assisted Interventions. L’AAI richiede un approccio integrato tra medicina umana, scienze psico-sociali e medicina veterinaria per raggiungere l’obiettivo della “salute comune”. Gli animali domestici possono essere importanti per la salute fisica e mentale degli esseri umani, ma possono anche trasmettere infezioni zoonotiche o infettarsi. A causa del cambiamento del legame uomo-animale da compagnia, sono necessarie raccomandazioni in merito alla proprietà responsabile dell’animale domestico, comprese le normali pratiche igieniche, l’allevamento responsabile, la nutrizione, la condivisione dell’ambiente domestico e una qualità della vita conforme alla biologia dell’animale per garantirne il benessere. Contribuiscono a One Health diverse figure professionali provenienti dalle scienze sanitarie, ambientali, biologiche, psico-sociali, informatiche e molte altre [9].

I fondamenti e le caratteristiche del rapporto uomo-animale

Le basi e le potenzialità del rapporto uomo-animale sono state studiate in Italia da Roberto Marchesini. L’Autore definisce la relazione uomo-animale come “l’incontro in una soglia”. Il potenziale positivo di questo incontro sta nella “contaminazione” che nasce varcando la soglia dell’altro, dove l’altro è diverso da me e come tale mi arricchisce [10].

Un rapporto benefico con l’animale si basa sulla conoscenza delle sue caratteristiche e dei suoi bisogni, è un rapporto congruo. Altra caratteristica per un rapporto umano animale benefico è nel concetto di adeguatezza o consapevolezza ovvero l’attribuzione del giusto valore e dell’interesse necessario, sia in termini di tempo che di disponibilità verso la cura dell’animale [11].

Un potenziale importante di questa relazione è anche la capacità di stimolare la persona a mettersi in discussione riconoscendo l’animale come referente, quindi come punto di riferimento e come termine di confronto costruttivo. L’animale diventa un referente se gli permettiamo, all’interno di una corretta relazione, di diventare un supporto ma anche un proponente di modelli e domande a cui rispondere come termine di confronto costruttivo [11].

Attraverso questa relazione possiamo stimolare processi psicologici, supportare i pazienti sottoposti a protocolli terapeutici dolorosi o angoscianti, supportare la persona che vive un disagio psicologico o sociale, ma anche il bambino nelle varie fasi di sviluppo. Gli animali da compagnia possono essere fonti di sostegno e contribuire all’acquisizione di competenze e al processo educativo dei giovani.

Inoltre, uno studio condotto tra i senzatetto che hanno condiviso la loro vita con un cane ha dimostrato che per queste persone il rapporto con i loro animali era di fondamentale importanza. Questo lavoro ha anche identificato un’importante lacuna nei servizi sociali e la necessità di un approccio One Health da parte della pubblica amministrazione. L’importanza di questo legame deve essere riconosciuta per i senzatetto e per gli anziani, istituendo centri di accoglienza dedicati che garantiscano la salute sia animale che umana. Ridurre le barriere ai servizi essenziali contribuirebbe a garantire che i proprietari di animali domestici senza fissa dimora e anziani non siano costretti a scegliere tra una casa e il loro animale domestico, il che per molti tenderebbe a perpetuare le difficoltà [12].

A causa dell’aumento della speranza di vita, il mondo degli anziani sembra ricevere sempre più attenzione da parte delle istituzioni sanitarie per l’impegno delle risorse necessarie a garantire uno stile di vita e un benessere adeguati. In questo scenario, le AAI si rivelano uno strumento sanitario e preventivo di fondamentale importanza.

Geriatri e veterinari hanno quindi sentito la necessità di strutturare una collaborazione professionale. Questo ha portato ad una Società Scientifica, con l’obiettivo di definire specifici protocolli medici e approcci di lavoro nel contesto della relazione anziano – animale, dove ogni competenza arricchisce quella dell’altra.

Benefici della relazione uomo-animale

Vivere con gli animali domestici influisce positivamente sui fattori che influenzano il rischio cardiovascolare individuale [4-6]. In effetti, è stato dimostrato che i proprietari di cani camminano più delle persone che non hanno un cane. Un livello più elevato di attività fisica influisce significativamente sul mantenimento dell’autonomia funzionale, sul controllo del peso e sul rischio cardiovascolare. Inoltre, alcuni studi suggeriscono che l’attività fisica con un cane riduce il sovrappeso e aumenta l’aderenza ai programmi di perdita di peso. Vivere con gli animali riduce anche la pressione sanguigna sia nei pazienti ipertesi che nei soggetti non ipertesi e sembra che avere un animale riduca la mortalità correlata a ictus e infarto.

Gli animali non umani, inoltre, sono spesso descritti come fonte di conforto, sostegno e protezione, nonché esempi di pazienza. La compagnia di un animale attenua uno degli aspetti psicologici del dolore, agendo sull’umore, prevenendo anche sintomi depressivi. Ulteriori dati mostrano che la proprietà degli animali domestici in età adulta migliora le prestazioni cognitive in età avanzata. Le persone anziane che vivono con gli animali hanno funzioni cognitive migliori: in particolare l’apprendimento verbale e la memoria. Esistono dati che dimostrano una riduzione dei disturbi comportamentali nei pazienti anziani con demenza [7].

Interventi assistiti da animali (AAI)

Gli interventi assistiti con animali potrebbero avere valore terapeutico, riabilitativo, educativo e ricreativo e coinvolgere animali domestici come cani, gatti, conigli, cavalli e asini. Questi interventi sono rivolti principalmente a persone con disturbi fisici, neuromotori, mentali e psichici, dipendenti da qualsiasi causa, ma possono essere rivolti anche a individui sani. La corretta applicazione dell’AAI richiede il coinvolgimento di un team multidisciplinare composto, a seconda del tipo di intervento, da figure sanitarie, pedagogiche e tecniche con compiti e responsabilità diverse [8]. In base alle aree di attività, le AAI in Italia sono classificate in [8]:

  • Animal-Assisted Therapy (AAT): intervento a valenza terapeutica finalizzato al trattamento di disturbi fisici, neuro- e psicomotori, cognitivi, emotivi e relazionali. Si rivolgono a pazienti affetti da patologie di qualsiasi origine. Questo intervento è personalizzato per il paziente e richiede una prescrizione medica [8];
  • Animal Assisted Education (AAE): un intervento educativo che mira a promuovere, attivare e sostenere le risorse e le potenzialità di crescita e pianificazione individuale e a favorire le relazioni e l’integrazione sociale delle persone in difficoltà. Questo intervento può anche essere basato sul gruppo e promuove il benessere delle persone nei propri ambienti di vita, in particolare all’interno delle istituzioni in cui l’individuo deve implementare capacità adattive. L’AAE contribuisce a migliorare la qualità di vita e l’autostima della persona. Attraverso la mediazione di animali domestici, vengono inoltre implementati corsi di rieducazione comportamentale. L’AAE trova quindi applicazione in varie situazioni quali, ad esempio:
    • ricovero prolungato o ricoveri ripetuti in strutture sanitarie;
    • difficoltà relazionali nell’infanzia e nell’adolescenza;
    • disagio emotivo e psico-affettivo;
    • difficoltà di adattamento comportamentale e socio-ambientale;
    • situazioni di istituzionalizzazione di vario genere (istituzioni per anziani e pazienti psichiatrici, residenze;
    • case di cura, comunità per minori, carceri, ecc.);
    • condizioni di malattia e/o disabilità che comportano un programma integrato di assistenza domiciliare [8];
  • Attività assistita da animali (AAA: un intervento con finalità ricreative e di socializzazione volto a migliorare la qualità della vita e la corretta interazione uomo-animale. Le attività sportive/agonistiche con animali non sono incluse nella AAA. In AAA, il rapporto con l’animale costituisce una fonte di conoscenza, stimoli sensoriali ed emotivi. Questo intervento promuove nella comunità il valore dell’interazione uomo-animale per il benessere reciproco. AAA in alcuni casi potrebbero essere propedeutiche ad AAT/AAE e sono finalizzate, tra l’altro, a:
    • sviluppare le competenze attraverso la cura degli animali;
    • aumentare la prontezza relazionale e comunicativa;
    • stimolare motivazione e partecipazione [8].

VETeris (Associazione Italiana Geriatri e Veterinari per gli Interventi Assistiti con Animali)

VETeris è un’associazione nata dall’unione di Veterinari e Medici specializzati in Geriatria, per promuovere un invecchiamento attivo e sano degli anziani attraverso stili di vita sani con interventi non farmacologici. L’Associazione Italiana Geriatri e Veterinari per gli Interventi Assistiti con gli Animali (AAI) nasce per ottimizzare le linee guida della pet-therapy volte a migliorare la qualità della vita degli anziani, creando una vera e propria comunità basata sui benefici terapeutici. VETeris è in linea con le previsioni demografiche che indicano che entro il 2030 oltre il 24% della popolazione europea avrà più di 65 anni (in Italia sono più di 13 milioni gli over65). Inoltre, il progetto condivide la visione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha recentemente implementato il concetto di invecchiamento attivo, definendolo come “il processo di ottimizzazione delle opportunità per la salute, la partecipazione e la sicurezza al fine di migliorare la qualità della vita con l’avanzare dell’età”.

In questi ultimi anni VETeris ha realizzato:

  • le prime “Linee guida sull’AAI per il benessere e la salute delle persone anziane in Italia;
  • ricerca clinica condotta presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Careggi, Firenze, per analizzare i benefici per gli anziani della proprietà di animali domestici e un censimento su un campione della popolazione anziana di Firenze sulla presenza di animali nelle loro case;
  • diversi progetti come studi pilota di AAI in residenze per anziani (case di cura e centri diurni);
  • secondo le Linee Guida sugli Interventi Assistiti con Animali, consulenza per l’adozione consapevole di animali per la popolazione over 65;
  • attività di consulenza per l’implementazione di AAI in tutta Italia;
  • attività di formazione per l’assistenza sanitaria (medici, infermieri, operatori sanitari), gli operatori sanitari, i familiari sull’importanza e l’impatto dell’AAI e della proprietà degli animali domestici;
  • campagna pubblicitaria e promozionale per la popolazione generale.

Con il benessere della popolazione anziana come obiettivo primario, VETeris ha come scopo principale per i prossimi anni continuare a promuovere e implementare interventi, eventi e iniziative che possono anche essere estesi e sponsorizzati in tutto il mondo.

Valutazione della salute e piano di monitoraggio dei cani coinvolti nelle AAI

Il veterinario esperto in AAI deve sempre effettuare una valutazione sanitaria preventiva del cane coinvolto nelle AAI per verificarne lo stato di salute. Inoltre, sono responsabili di stabilire il monitoraggio sanitario pianificato per l’animale durante tutto il progetto e di definire le procedure di gestione a cui il co-gestore deve attenersi, sia all’interno che all’esterno dell’ambiente. Ciò garantisce una gestione efficace dei rischi per la salute legati alle interazioni tra gli anziani e gli animali coinvolti nelle AAI.

Precedenti studi hanno dimostrato che animali apparentemente sani coinvolti in AAI possono trasportare e potenzialmente trasmettere patogeni zoonotici all’uomo, anche senza presentare sintomi. Ciò è particolarmente preoccupante in AAT perché le équipe di animali visitano strutture sanitarie e interagiscono con pazienti che potrebbero essere immunocompromessi per motivi fisiologici e/o patologici [13].

A questo proposito, occorre prestare particolare attenzione al controllo delle infestazioni ecto- ed endoparassitarie e alla profilassi di specifiche malattie infettive. Le linee guida ESCCAP (European Scientific Counsel Companion Animal Parasites) raccomandano trattamenti tutto l’anno contro pulci e zecche, poiché il rischio di infestazione è costante e l’esposizione è difficile da evitare [14].

Sul mercato sono disponibili prodotti topici o sistemici. Quando si utilizzano prodotti topici come spot-on o spray, si consiglia di evitare di toccare o accarezzare l’animale per le prime 48 ore dopo l’applicazione [15]. Tuttavia, non vi è alcun rischio di contatto con il principio attivo quando si utilizzano prodotti sistemici in compresse orali [16]. Poiché i cani sono il principale serbatoio di Leishmania infantum, si consiglia di utilizzare prodotti a base di piretroidi a rilascio lento (ad esempio collari a lunga durata) insieme alla vaccinazione per tutti i cani coinvolti in AAI [15].

Recenti studi hanno riscontrato elminti intestinali zoonotici e protozoi in circa il 24,3% e il 30,4% dei cani coinvolti in AAI, rispettivamente, evidenziando il potenziale rischio di trasmettere questi parassiti all’uomo [17].

Per ridurre il rischio di trasmissione di endoparassiti zoonotici all’uomo, le linee guida ESCCAP raccomandano di eseguire un esame copromicroscopico a intervalli mensili e un trattamento in base ai risultati. 18

Per quanto riguarda la profilassi vaccinale per le malattie infettive, il veterinario deve verificare che il cane AAIS abbia il protocollo di vaccinazione più appropriato in base all’età, allo stile di vita e al rischio di esposizione. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata alle malattie infettive zoonotiche (ad esempio la leptospirosi) [19].

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Note

1
Centres for Disease Control and Prevention (2023), One Health, avaliable at: https://www.cdc.gov/onehealth/index.html (last accessed 14/10/2023).
2
Schwabe C.W. (1969), Veterinary Medicine and Human Health, 2nd edition, Ballière, Tindall and Cassell, London.
3
Sikkema R., Koopmans M. (2016), One Health training and research activities in western Europe, «Infection Ecology & Epidemiology», 6(1). DOI: https://doi.org/10.3402/iee.v6.33703.
4
Surma S., Oparil S., Narkiewicz K. (2022), Pet Ownership and the Risk of Arterial Hypertension and Cardiovascular Disease, «Current Hypertension Reports», 24, pp. 295-302. DOI: https://doi.org/10.1007/s11906-022-01191-8.
5
Levine G.N., Allen K., Braun L.T. et al. (2013), Pet Ownership and Cardiovascular Risk. A Scientific Statement From the American Heart Association and on behalf of the American Heart Association Council on Clinical Cardiology and Council on Cardiovascular and Stroke Nursing, «Circulation», 23(127). DOI: https://doi.org/10.1161/CIR.0b013e31829201e1.
6
Chayakrit Krittanawong C., Kumar A., Wang Z. et al. (2020), Pet Ownership and Cardiovascular Health in the US General Population, «American Journal of Cardiology», 8(125), pp. 1158-1161. DOI: 10.1016/j.amjcard.2020.01.030.
7
McDonough M.I., Hillary B., Erwin H.B., Sin N.L. et al. (2022), Pet ownership is associated with greater cognitive and brain health in a cross-sectional sample across the adult lifespan, «Frontiers in Aging Neuroscience», 14. DOI: 10.3389/fnagi.2022.953889.
8
https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_276_allegato.pdf.
9
Overgaauw P.A., Vinke C.M., van Hagen M.A.E., Lipman L.J.A. (2020), A one health perspective on the human-companion animal relationship with emphasis on zoonotic aspects, «International journal of environmental research and public health», 17(11). DOI: https://doi.org/10.3390/ijerph17113789.
10
Marchesini R., Bussolini J. (2018), Rediscovering the threshold. In The Philosophical Ethology of Roberto Marchesini, Routledge,  pp. 59-82.
11
Garoni E., Molteni M. (2016), Il contributo della zooantropologia alla pet-therapy, in Cairo M. (a cura di), Interventi assistiti con gli animali. Problemi e prospettive di riflessione e di lavoro – Atti dei Convegni 2011 e 2015, p. 79.
12
Scanlon L., Hobson-West P., Cobb K., McBride A., Stavisky J. (2021), Homeless people and their dogs: Exploring the nature and impact of the human-companion animal bond, «Anthrozoös», 34(1), pp. 77-92.
13
Simonato G. et al. (2020), Surveillance of zoonotic parasites in animals involved in Animal Assisted Interventions, «International Journal of Environmental Research and Public Health», 17(21). DOI: https://www.mdpi.com/1660-4601/17/21/7914.
14
Raccomandazioni generali “Come proteggere dai parassiti i nostri animali da affezione – Linee Guida ESCCAP.
15
Francia N. et al. (2019), Rapporti ISTISAN 19/4. Metodologie per la valutazione dell’idoneità e del benessere animale negli I.A.A.
16
Pfister K., Armstrong R. (2016), Systemically and cutaneously distributed ectoparasiticides: a review of the efficacy against ticks and fleas on dogs, «Parasites & Vectors», 9. DOI: https://doi.org/10.1186/s13071-016-1719-7.
17
Gerardi F. et al. (2018), Parasitic infections in dogs involved in animal assisted interventions, «Italian Journal of Animal Science», 17(1), pp. 269-272.
18
Worm Control in dog and cat, ESCCAP Guideline, 6th edition, May 2021.
19
ECDC, Surveillance Report. Leptospirosis. Annual epidemiological Report for 2017.
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